mercoledì 28 aprile 2010

Commentanto la convivenza tra diverse culture e la questione del velo in Francia..

Sembra che su facebook questo articolo abbia suscitato interesse, e mi hanno chiesto informazioni anche amici musulmani dalla Tunisia.
Quindi ripropongo qui il tutto.

Per chi ha viaggiato in Paesi musulmani ribadisco che NON in tutti i paesi il velo è obbligatorio, ad esempio Tunisia, Egitto, Libia, Marocco ed Algeria..e sono quelli che sono sicura, forse ce ne sono altri.

Per il resto non tutti gli arabi/musulmani (cosa che non sempre coincide) sono per il velo, in qualsiasi sua... forma.


Terzo punto,  noi siamo per la libertà di scelta e per il rispetto di queste scelte, anche da parte di europei convertiti all'islam, finchè chiaramente queste scelte non ledono la nostra libertà/incolumità. E nessuno può sostenere che il velo comporti, per chi non lo porta, tutto ciò :).

Altra cosa: ricordate che le suore da noi si velano, e nessuno ha niente da ridire. Che possono essere di clausura (quindi chiudersi fuori dal mondo) e neanche qui qualcuno dice niente. Che si può andare in giro con la Patata -per essere gentili- di fuori e nessuno lo vieta, anche se a vedere certe tipe ti chiedi se le lucciole abbiano deciso di non aspettare più solo sotto i lampioni...etc etc.

Quindi rispettiamo dico io le scelte degli altri, e aiutiamo gli altri a scegliere liberamente.

E ricordate che molte decidono di mettersi il velo liberamente e...comunque non è il velo che, in caso, si deve combattere per emancipare le donne. Che poi ci siamo ancora noi italiane da emancipare.

Grazie

RC

Angola...a due mesi dal rientro un gomitolo di pensieri...

A quasi due mesi dal mio rientro rocambolesco dall'Angola, ci sono poche cose da dire...tanti pensieri.
Torni e il mondo sembra quello di prima, mille situazioni sempre uguali, la politica e l'economia che vanno avanti su strade che non capisci più, gli occhi pieni di gente e sorrisi che non incontrerai certamente mai più nella tua vita, il calore che è spazzato via da questa tiepida primavera europea, il cielo che sembra più scuro che mai, coperto dalle mille luci delle città e ti chiedi se il cielo africano faccia parte dello stesso mondo o meno, ti sorprendi per l'acqua dai rubinetti e per invenzioni come il frigorifero, passi ore nei supermercati e quasi ti commuovi davanti all'abbondanza, ti chiedi come sia possibile, e come giustificheresti mai, con tuoi amici africani, tutta questa differenza e ti rendi conto del disagio che potrebbero provare arrivando in questo nostro "mondo" alternativo, fuori per loro da ogni canone.

Torni e osservi tutto con gli occhi vergini di un bambino e ti viene da sorridere, o piangere, quando incontri un viso nero che adesso puoi sentire e capire da dove viene e con quali disagi alle spalle.
Ci vuole tempo per pensare e rielaborare, capire il qui, il lì e il te stesso dopo il viaggio.
Ci vuole tempo e silenzio per raccontare agli altri, farsi capire, non spaventarli..ci vuole tempo per pensare che davvero ti possano capire ed ascoltare.
Ci vuole voglia, che non ho avuto per molto tempo, di prendere in mano le foto e metterle in qualche bacheca dove gli altri possano vederle.
Ci vuole tempo, quasi un letargo riflessivo per andare avanti e far finta che si possa andare avanti come prima...alla fine ti rendi conto che "come prima" è impossibile, allora cerchi le tue scappatoie al vissuto e le nuove modifiche del te stesso.

Ci vuole tempo per mettere in cassetti ordinati dell'anima la fame, le malattie, le ingiustizie, la morte che ogni giorno si manifestano in Africa con una tale naturalezza che quasi quasi alla fine ci fai l'abitudine anche tu.
Ci vuole tempo per mettere nel cassetto anche la nostra realtà, questa che prima ci sembrava spesso tiranna ma che alla fine si dimostra dorata, noi che ci siamo sempre creduti "ceto medio" e ci siamo invece scoperti ricchi, di una ricchezza che fa quasi paura.
Ci vuole tempo per riaprire un armadio che è così pieno che ce ne vogliono due, e ti sorprendi di quanto questo "tutto" adesso sia così pesante e soffocante.

Ci vuoe tempo per tutto alla fine, per affrontare vecchie persone, salutare gli amici, rientrare nella vita di tutti i giorni e capire dove si sta andando e come ci si vuole arrivare.
Le burocrazie locali, il fatto di non poter uscire senza un soldo, l'obbligo di avere, o dover prendere un mezzo di trasporto, gli scorni continui, le querelles politiche che sembrano solo la copia "più democratica" di cose e problematiche che nel resto del mondo vengono etichettate come "non democratiche", o almeno non del tutto, il fatto di vedere le nostre donne vendersi il corpo, ed il cervello, per un posto dentro lo schermo quando ti rendi conto che dovremmo essere noi il vero cambiamento in questa società e nelle altre società, un cambiamento da espandere e esportare...invece a quanto pare esportiamo escort, armi e cemento.

Ci sono tante cose da dire sulla cooperazione internazionale, quando funziona e quando non funziona, quando dà e quando -e quanto- ruba, sulle persone della cooperazione, chi ci lavora per lavorare, chi per una passione ed una fede laica assoluta, sulla chiesa fuori le mura -la chiesa missionaria- che non fa parte di questa chiesa politica, corrotta e pedofila che ci ammorba, ma sembra essere portatrice di carità e speranza,  efficienza. Una chiesa che da noi è difficile incontrare e che comunque anche lì ha sicuramente delle pecche, ma insomma una chiesa che ti fa un attimo ritrovare il senso originale del messaggio di Cristo, e non dico dei Vangeli perchè (cfr. Inchiesta su Gesù, C. Augias e M. Pesce) anche quelli a quanto pare sono un'estrapolazione, e manipolazione -non con connotazione per forza negativa-, del messagio originale.

Insomma tante cose, parole, pensieri e opinioni...che si attorcigliano come gomitoli....rimane sempre P. Borsellino che ci insegna a non aver paura e ad andare avanti, nostante tutto e nonostante la paura.
"Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola"
Rosa Chiara