martedì 11 maggio 2010

Logiche illogiche e fantasmi pendenti

Non ho ancora capito bene ma deve esserci una logica illogica in tutto questo, come del resto anche in tutto il resto. Sembra che la frase si avvolga intorno ad un palo, ma non è così.


Tutto il resto è il Mondo, con le sue tante e tali illogiche oggettività, ed ingiustizie, che ci si potrebbe perdere dentro senza trovarne l’uscita.

Tutto questo invece è qualche cosa di più piccolo, come un cerchio dentro a cerchi concentrici molto più ampi.

Mi sembra che tutto si basi sui nostri rapporti con gli altri, e sulla nostra e loro capacità di non ferire e ferirci.

E’ come un gioco che si fa in piedi su un filo sottilissimo, teso su vari abissi. Basta poco per far scivolare l’altro, o scivolare noi.

Ogni rapporto può darci molto e allo stesso tempo toglierci.

In questo Tutto dei rapporti poi ci sono i rapporti d’amore.

Se già l’amicizia ha delle leggi che sono ferree e difficili, l’amore sembra averne di ancora più contorte. Forse perché vi rientra l’elemento chimico dell’amore fisico, del piacere puro o l’idea di vita di coppia, non so, non l’ho ancora capito ma sembra che il rapporto d’amore sia davvero chiuso in matrioske colorate di regole.

Insomma le regole si susseguono, e molte le aggiungiamo noi.

Sono quelle che ci creiamo a difesa dopo una storia andata male, al cadere delle illusioni, o per curare certe cicatrici nascoste.

In questo periodo mi sono sentita come un’osservatrice esterna di molte cose, della mia vita e della vita degli altri, quelli che amo, o di gente che conosco solo, gente che passa, che scopri in una telefonata, in una conversazione.

E’ come se avessi unito tanti puntini neri che vedevo su un foglio, il risultato è uno di quei disegni un po’ buffi e spigolosi.

Il risultato è una tonalità di grigio che esprime molta tristezza.

Ognuno porta dentro di sé delle ferite che l’hanno modificato, reso più forte, più debole, più restio, più disilluso. Ha pagato o sta pagando il prezzo di un matrimonio che ha dei punti irrisolti; di un amore che non sa come chiudere; di un amore che ha preso troppo; di un istante in cui tutto poteva essere salvato ma che non ha visto, e che quindi ha perso; di tante cose passate belle rovinate da un solo momento brutto.

In questo puzzle di cose e pensieri, quello che mi fa più tristezza è sicuramente il vedere che quello che “è stato” molte volte ci blocca anche in cose che sono nuove, che sono futuro. Insomma è come se si perdesse progressivamente una verginità dell’amore, anzi forse verginità all’amore.

Questa mancata verginità ci ostacola e ci ferisce ulteriormente.

Vorrei quindi che alla fine di una storia fossimo davvero capaci di chiudere tutto e dimenticare, perché troppe volte incontriamo persone che hanno fantasmi fluttuanti che gli pendono dalle spalle, o forse siamo noi ad averli.

Rimuovere quella presenza e lasciarne solo gli insegnamenti e la crescita.

Ma so anche contraddirmi, guardo “Eternal sunshine of the spotless mind” e mi accorgo come ogni cosa aggiunga e che forse ci vuole solo tempo per sedimentare e chiudere i fantasmi in bauli in cantina.

Purtroppo credo che per alcuni questo tempo non esista, si arriva ad un punto, o si incontra una persona, che brucia la pellicola; o il tempo che ci si impiega ci fa perdere l’occasione di quell’incontro, avvenuto nel momento in cui il dolore è ancora lì presente, e così si perde quella persona per la quale forse valeva la pena ricominciare.

Guardo molte persone e molte, troppe, volte mi domando su quali canoni si basino le loro coppie, su quali basi e su quali compromessi. Mi sento come un’osservatrice esterna arcigna che conta e vede quello che è alla radice, anche se so che non posso io alla fine essere giudice corretto.

Vorrei solo che nessuno vivesse nell’ombra di fantasmi e che non ci si dovesse confrontare, nell’incontro con l’altro, con persone che non ci sono più.

Vorrei quindi che fossimo davvero eterne luci solari e menti incorrotte…..

sabato 8 maggio 2010

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari. - Bertold Brecht-

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari

e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei

e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali,

e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti,

ed io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me,

e non c'era rimasto nessuno a protestare.
 
  - Berlino 1932-
 
 
(La versione orginale è un pò diversa ed appartiene ad un pastore tedesco antinazista M. Niemoller)
 
An english version of this poem:
 
"When they came for the Jews and the blacks, I turned away
When they came for the writers and the thinkers and the radicals and the protestors, I turned away

When they came for the gays, and the minorities, and the utopians, and the dancers, I turned away

And when they came for me, I turned around and around, and there was nobody left…"
 
- From Yellow Triangle- By Hue and Cry -1991-
(it is a song)

domenica 2 maggio 2010

Idea 77 (Un mio racconto)

IDEA 77


Questa è una storia che nasce con il sole.

Esce dall’ombra la piccola ballerina.

-Sfugge l’ombra a cui non appartiene-

All’inizio sembra un pupazzo di stoffa, pieno di sabbia.

Come si muove la sabbia precipita e il corpo prende forma.

Esce , a quell’ora, anche il lupo dal bosco.

Il suo volto è segnato.

Una ruga lunga, lunga gli passa la guancia.

Fin sopra la bocca. Un solco per il pianto.

Ha gli occhi bistrati, azzurri, pungenti.


Sara cammina nel pieno del sole.


- Arriva l’incontro-

Sono le 8:30

Appuntamento con il cinema.

La ballerina sarà oggi una comparsa per un film.

-C’era, c’è, ci sarà

una strada nel bosco.

Questo è il bosco del lupo.

Bosco pieno di cervi,

bosco con tante querce.

Questo è il bosco in cui passa Sara-



Sara passa e ripassa dietro gli attori.

Ora fa l’infermiera con un carrello pieno di confusi oggetti medici.

-Garze, alcol, acqua ossigenata, pinze mediche, c’è un set per intubare e due finti stetoscopi-


Avanti e indietro.

Avanti e indietro.

Motore- Partito-Silenzio-Ciack-Azione- e poi continui stop, e via da capo.

Ognuno urla, l’rodine che ha urlato quello gerarchicamente sopra di lui un secondo fa…e via così fino a Sara che non può certo urlare a nessuno.

Ora c’è la pausa pranzo.

Sara si siede con una mela in una mano, davanti a lei siede un uomo.

Non si guardano nemmeno. Il pupazzo di stoffa e sabbia si è adattato alla sedia di plastica nera. Lupo è accucciato sopra la sua scodella di alluminio –gnocchi al sugo,poco salati-.


Poi Lupo alza la faccia –letteralmente- dal piatto, per bere. E la vede.

Chissà perchè nota le sue lunghe braccia sottili che aderiscono al corpo. Le spalle scivolano morbide verso il basso, la testa un po’ piegata a sinistra.

Il pupazzo-ballerina non si accorge di Lupo che la fissa attento. I suoi occhi le scorrono sulla stoffa e poi le affondano sulla sabbia del viso. Gli occhi un po’ sporgenti e allungati sembrano la metà di quelli di lupo, così infossati e profondi.

E se Lupo la guarda ancora…se ne accorge.

E si guardano un po’, così. Fissi. Perché la ballerina non ha paura del lupo.


Il lupo deve tornare al lavoro.

Monta con gli altri il nuovo set.

Appendono quadri con il corpo umano .mappe cinesi per l’agopuntura-, viene messa una scrivania e una poltrona rossa che fa molta scena.

Sulla scrivania ci sono gli oggetti classici che si possono trovare sul tavolo di un medico.

E’ stato dato l’Azione, ma Sara non è in campo e quindi vaga per un bosco di luci e cavi elettrici. Deve saltare i funghi-persona degli attrezzisti.

La classe nobile è riunita tutta intorno alla figura del regista.

Entra nella stanza appena creata.

Si accende una sigaretta e muove passo dopo passo i piedi e danza.

Finalmente non è un pupazzo di stoffa e sabbia, è una ballerina. Una danzatrice di contemporaneo, che studia molto per diventare sempre più sabbia mutabile.

Per saper tenere qualunque posizione. Si mette con le mani a terra, poggia la testa e prova ad alzare le gambe. Ancora non sa bilanciare il peso e le cadono verso il basso. Lupo è lì, dietro un albero-porta.

Com’è bella nei movimenti, così ritmici e ampi. Descrive un circolo con le gambe e ruota le braccia. C’è un misto di arti marziali e danze tribali.

Il metamorfismo di Sara è travolgente e il predatore osserva rapito questi movimenti bestiali.

La sigaretta è finita da molto e giace dentro al sua mano rotea con una sigaretta spenta in mano-.

Bislacca nei suoi movimenti Sara si blocca, sembra l’animale che sente il pericolo. Si piega sulle gambe, acquattata aspettando la mossa del predatore.

Ognuno aspetta la mossa dell’altro.

-Motore- La giriamo!-

Sara scatta verso la porta e Lupo non fa in tempo a nascondersi.

Sono faccia a faccia.

-Ciak-Azione-

Si scambiano il nome come se fosse una battuta ma lei non è che una ballerina e lui che un aiuto dell’aiuto dello scenografo…allora perdono le parole e saltano le battute.

-Due salami appesi accanto-

Il pupazzo di stoffa e sabbia sorride, socchiudendo gli occhi, Lupo schiude la bocca e il solco si piega.

- Sara entrò nel bosco per andare a coglier fiori.

In mezzo a una radura si mise a ballare.

Il lupo la vide,

quando poi il lupo si fece avanti

Sara non ebbe paura.

Furono duri e tremendi istanti,

si guardarono entrambi negli occhi..

(gli occhi sono lo specchio dell’anima)

e la bimba porse la mano,

e il lupo porse la zampa.

C’era, c’è e ci sarà

un bosco.

Dove non c’è il lupo.

Si dice che il lupo se lo sia portato via una ballerina di stoffa e sabbia-







Rosa Chiara